Di Roberto Kunstler mi sono trovata a dire più volte che la chitarra è per lui un elemento vitale, sicuramente non solo un "attrezzo di lavoro",

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ma di stimolo, di rifugio o di appagamento, a seconda dei casi e degli umori. Musicista dolcissimo e sensibile, come si addice agli animi più veri: ai pittori, ai poeti.... ovvero a quelle persone sempre attente a valutare ogni attimo, avendo in loro l'arte di saper' cogliere anche i più piccoli frammenti della realtà e da questi trarne la più immensa gioia, ma anche la più profonda disperazione. Chissà, forse sta in questo la vera essenza della vita. Certo è che sta in questi rari personaggi il vero fascino della preziosità di ciò che sfugge.
Dalle sue canzoni Roberto ci porge frammenti di vita autentici, di quelli che fanno riflettere e generano domande.

(Marina Francini)



Nell'opera poetica di Roberto Kunstler esiste un fil rouge che somiglia a un viaggio. O forse a molti viaggi messi insieme che attraversano il contemporaneo come l'antico, la tradizione orale come quella scritta.
E lungo le rotte di queste strade è disseminata una molteplicità di tracce, pietre miliari, punti-parole di congiunzione che sembrano quasi fermare un'identità che tuttavia, proprio per l'ínconsistenza stessa dei punti-parole, slitta continuamente in qualcosa d'altro. Qui è la casa di Roberto Kunstler, nelle terre di mezzo, nel transito, nel vertiginoso naufragare in quel punto che vuol dire mare, amare, -are, moto perpetuo dell'infinito segreto da svelare....

(Luca Sabia)



Volendo parlare della musica di Roberto Kunstler è impossibile dimenticare che accanto al musicista c'è fin dall'adolescenza il lettore accanito di poesia, il divoratore di miti e leggende, attento però anche alle voci più dissacranti e iconoclaste.
E' proprio in questo equilibrio incerto e contraddittorio fra ricerca del mito e dissacrazione; fra l'ansia di svelare il trucco che regge la realtà e la necessità di creare nuovi universi che troviamo forse la radice più autentica ed originale di tutta la sua poetica.
Eppure la sua cultura, ricca di influenze che spaziano dal Novecento europeo alle antiche civiltà medio-orientali, non condiziona mai in modo negativo il linguaggio che riesce sempre a conservare quello che Kipling chiama "common touch" e che noi definiremmo capacità di entrare in comunicazione. Per questo la poesia di Roberto Kunstler con l'ingannevole semplicità dei koan zen o degli haiku appare immediatamente fruibile anche se, come in questi due generi orientali, la sua vera essenza si trova nascosta molto al di sotto della superficie e richiede spesso ripetute letture. Kunstler cattura nelle sue strofe il silenzio e l'essenzialità dei gesti compiuti nel vuoto pneumatico delle ore meno canoniche. Ore segrete, scevre di fasti e formalità mondane. Un territorio di frontiera ancora vergine, il solo nel quale è ancora possibile una creazione artistica che sia anche cosmogonia.

(Lucia Nencini)

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Nell'opera poetica di Roberto Kunstler esiste un fil rouge che somiglia a un viaggio.

 

 

 

 

 

Roberto Kunstler ci dice che un viaggio di scoperta non è vedere nuove terre, ma avere nuovi occhi per guardare.

 

 

 

 

 

"Vita d’artista, simile ai folli, sempre sull'orlo dei loro sogni, dove la vita è un contorno indeciso, tra il giorno e la notte, tra il pianto ed il riso..."
(da "Vita d'artista"/ R. Kunstler)